Come la rondine che torna Io porto Fuoco nelle ali. Brucia in me il desiderio dell’andare Sui monti del Gelsomino, nell’umida foresta di Vaniglia, bere
di Strade e di nuvole
Lo zaino è pronto. Un ultimo sguardo al lago, la luce bacia leggera. Salire alla collina dai fianchi sottili Voltarsi per un ultimo saluto. Il
Stardust
La barca scheletrita stride, scricchiola, Sguardo sgranato verso il largo Spumeggiante che dà fremito al cuore. Marcire nel porto dove nulla accade È l’orrore nei
Fær Øer
Vento, Puffins, Sule. L’orologio scorre lento. Sono gonfie le vele e la barca fluida fila a nord lungo la scogliera e saluta la sirena di
Carelia
Bianca luna di maggio Foglie di betulla e corteccia di quercia Con la cerva e la foresta siamo una sola cosa.
Dio esiste
Voler vivere l’estremo, marcarne la soglia Contare le giovinezze, duellare con l’ultima. Oscillare tra un passato da ammazzare E un futuro in cui morire. Cristallizzato