Acciaiosi anni
di tempeste, di fame d’aria
e scienze incerte.
Anni di oltraggiosi silenzi,
di serafici rapaci.
Il dubbio mi è compagno
e, come se il pensiero avesse
vita in questa sera, qui,
supino fra le viole, fatico
a dare senso alle parole.
Metalliche parole
solo voci di coturnici:
un vuoto affabulare.
Suoni lontani che il vento spande,
come passi tra polvere e terra.
È tempo di ascoltare,
tentare di capire, quasi fiutare
il filo di un odore, quasi intuire
quel sogno che l’anziano può sognare,
quasi mirare la visione
che il bambino può inverare.