La campana vespertina lenta
rintoccava, lei bolliva latte
per la comanda di cioccolata.
Sopra una croce a quattro ruote lui,
sotto un ponte a lacrime sfinite,
occhi nell’acqua come alfabeti,
fluttuanti, intorpiditi sul selciato.
Mai tanto distante, separato
dalla tenerezza conosciuta.
Gennaio soffiava brecce ghiacciate
e con la vita appesa al volante,
pensava: - Oggi crepo di dolore -.
E aveva nella testa una cascata,
col fragore dei pensieri cattivi.
Intanto quella gente dentro al bar
vociava impastata di aperitivi.
E sulla strada verso casa, ripeteva:
- insensatezza dovrai finire. -
Restavano avanzi di suoni, rumori
senza memoria già fievoli frulli.
Non più di nuvole vagabonde.